
La Ciclabile dei Trabocchi rappresenta una delle gemme più affascinanti dell’Abruzzo, un percorso che ha acquisito un valore simbolico anche per il mondo del ciclismo professionistico: proprio da qui è partita l’edizione 2023 del Giro d’Italia. Questa “Via Verde” si snoda lungo la costa adriatica della provincia di Chieti, attraversando otto comuni e regalando ai cicloturisti panorami mozzafiato e un’esperienza immersiva tra mare e natura.
Il tracciato prende il via da Francavilla al Mare e si conclude a San Salvo, sviluppandosi lungo un tratto di costa particolarmente frastagliato. Il percorso segue l’antico tracciato della ferrovia adriatica, inaugurata nel 1863 e dismessa nel 2005, trasformando un’infrastruttura storica in un itinerario ciclabile di grande fascino. La bicicletta gravel si rivela la compagna ideale per affrontare questo percorso, grazie alla varietà dei fondi e alle caratteristiche del tracciato.
Tra Francavilla al Mare e Ortona, la ciclabile non è ancora completamente realizzata; tuttavia, è possibile raggiungere il percorso utilizzando la Statale o strade interne, garantendo così la continuità del viaggio. Dal Porto di Ortona fino alla Spiaggia dei Saraceni si sviluppa un secondo tratto caratterizzato da una leggera salita, seguito dal segmento che collega San Vito a Fossacesia.
Proseguendo verso Torino di Sangro, si incontra un breve tratto di circa 2 km da percorrere sulla Statale, in prossimità del suggestivo Lago Dragoni. Tra i momenti più spettacolari del percorso spicca la sezione che conduce a Punta Aderci, dove si attraversa un tratto in selciato immerso nella Riserva Naturale omonima. Qui, una breve salita accompagna i ciclisti fino al promontorio di Punta Aderci, punto panoramico di grande impatto visivo.
Il percorso si conclude con l’arrivo a Vasto Marina e, poco dopo, a San Salvo, attraversando una delle zone costiere più suggestive d’Italia. Lungo il cammino, spiccano le iconiche spiagge dei Trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che hanno ispirato anche il poeta Gabriele D’Annunzio. Questi trabocchi, utilizzati per secoli come principale mezzo di sostentamento da generazioni di pescatori, sono documentati fin dal 1240. La loro invenzione nasce probabilmente dall’esigenza di pescare senza affrontare il mare aperto, minimizzando così i rischi legati alle intemperie.
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